giovedì 25 luglio 2013

C'era una volta l'amore ma ho dovuto ammazzarlo - Efraim Medina Reyes

C'era una volta l'amore ma ho dovuto ammazzarlo - Efraim Medina Reyes
Pagine: 173
Edizione: Feltrinelli

Titolo originaleErase una vez el amor pero tuve que matarlo


"Tu mi ricordi una poesia che non riesco a ricordare, una canzone che non è mai esistita e un posto in cui non devo essere mai stato."


TRAMA:
Un romanzo egocentrico, disordinato, eclettico, rabbioso. Rep è una specie di eroe perseguitato dal destino, in fuga dalla realtà immobile di Cartagena. Vuole cominciare una nuova vita, non importa quale, ma intanto vuole dimenticare la ragazza che lo ha lasciato (e qui si innesta l’evocazione della love story di una celebre coppia dell’olimpo del rock, Sid Vicious e Nancy). Scappa per inconcludenti soggiorni nella metropoli (Bogotà), zigzagando fra le bombe degli attentati politici, le risse notturne, le sbornie e la noia. Come Kurt Cobain, Rep si sente intrappolato in qualcosa che ovviamente non è il successo che portò la rockstar alla morte ma che comunque ha a che fare con il vivere in prima linea, sempre a due passi dal vuoto, sempre a due passi dal senso di una vita deliberatamente caotica.


RECENSIONE: 
La prima parola che mi salta in mente per descrivere questo romanzo è disordinato, sconclusionato. La trama di questo romanzo è totalmente priva di un filo logico, non ha nè capo nè coda. I capitoli non seguono un minimo di senso: l'autore passa da una data all'altra senza seguire alcun ordine cronologico, creando scompiglio in chi legge. Capisco che questo effetto è voluto dall'autore ma risulta veramente difficile seguire e continuare a leggere se persino da un paragrafo all'altro si cambia totalmente l'ambientazione e l'argomento di cui viene scritto.
Tuttavia all'interno sono presenti numerose considerazioni, fatte dal protagonista, sull'amore che sarebbero anche state piuttosto belle e degne di nota se non si perdessero nell'ingarbugliato disordine della trama del libro.
Le parti migliori, a mio parere, sono quelle dove Reyen descrive l'amore fra Sid (Vicious) e Nancy e quelle dove parla di Kurt (Cobain), decisamente le mie preferite. Mi hanno aiutato a comprendere meglio questi pilastri della musica rock.
Tutto sommato però questo romanzo è stato decisamente deludente e per niente all'altezza delle mie aspettative.

VOTO: 5
-Haryon

giovedì 16 maggio 2013

Non lasciarmi andare - Thierry Cohen

Non lasciarmi andare - Thierry Cohen
Pagine: 199
Edizione: Piemme
Titolo originale: J'aurais Préféré Vivre
                                                  


"La parola è ingannevole, dà l'dea di una cosa eterna. Ma la vita finisce senza aver mai assunto un significato. La vita è vuota di futuro e piena di passato."


TRAMA:
Jeremy non aveva mai amato nessun'altra a parte Victoria, sin da bambino. Lei era la sua regina, e lo sarebbe sempre stata. Ma non aveva mai osato dichiararsi, con quel pudore a svelarsi che il grande amore a volte infonde. Poi, il giorno del suo ventesimo compleanno, decide di sapere. Le dice che la ama, con parole che lui stesso non sapeva di conoscere. E la vede vacillare. Per un istante la sente sua. Ma è solo un istante. "Non ti amo. Siamo solo amici." è la risposta di Victoria. E il mondo si chiude su di lui. Quel giorno stesso Jeremy decide di farla finita. È l'8 maggio 2001. Poi la luce del giorno lo sveglia, in una stanza che non conosce, con Victoria accanto a lui, innamorata. Il calendario segna l'8 maggio 2002, è passato un anno, di cui lui non si ricorda nulla, ma che importa visto che lei è lì? Potrebbe essere l'inizio di un sogno, invece non lo è. Da quel momento, Jeremy si sveglia solo il giorno del suo compleanno, e a ogni risveglio sono passati più anni. Scopre di volta in volta che il suo grande amore con Victoria sta svanendo, ed è solo sua la colpa. È lui che è cattivo, egoista, distratto. L'unica cosa che vorrebbe è tornare indietro, sistemare tutto, ma anche l'amore più forte non può reggere all'indifferenza e lui conosce la disperazione di non poter rimediare ai propri errori.  

RECENSIONE: 

Appena ho letto la trama di questo libro mi ha ispirato un sacco, non avevo mai letto un libro di questo genere e mi sembrava proprio una figata.
Per i primi due capitoli ero sempre della stessa idea, ma superando le prime pagine mi sono sentita quasi presi in giro. La storia si rivela sempre più piatta e ripetitiva.
Inoltre, tutti gli altri personaggi ,all’infuori di Jeremy, non mi sono realmente arrivati. Ad esempio Victoria, essendo anche una storia d’amore, avrebbe dovuto essere sviluppata di più e forse avrebbe dovuto capire “che cosa farne di lei”, se la vogliamo mettere così. Cosa che, fin dai primi capitoli me la faceva trovare un po’ fastidiosa, e successivamente la trovavo semplicemente odiosa.
 Il protagonista si risveglia ogni giorno/anno sempre più vecchio e tutto ciò che gli interessa è cosa fa e come sta Victoria.
 Alcune volte non ne potevo più di vederlo così confuso, volevo che cominciasse ad agire, a cercare di trovare una cura per la sua malattia, a capire come interrompere questo incubo, e ciò non avviene fino agli ultimi capitoli.
Anche il finale molto deludente, banale, fin dai primi capitoli speravo non fosse quello.
Al contrario, da un lato, mi è piaciuta molto la scrittura di Cohen, piena di metafore e similitudini molto interessanti.
Il personaggio di Jeremy è molto profondo e viene descritto molto bene interiormente.
Dall’altro lato durante la narrazione, quando finiva di esaminare lo stato d’animo del personaggio, rischiava di cadere nella semplicità.
Frasi troppo brevi. Per carità, potrà essere una caratteristica dell’autore, ma dopo un po’ diventano snervanti. Sembrava quasi che l’autore non volesse scrivere tutto ciò che aveva in mente e si limitava a delle frasi semplici. Mi sono sentita come se Cohen non si trovasse con il suo stesso libro, come se fosse a disagio.
Più ci penso e più questo romanzo mi delude. Mi è sembrato quasi uno schiaffo in piena faccia, avevo così tante aspettative. Ho sperato in un miglioramento nel finale e ,come ho già detto, è la cosa che mi ha delusa di più. Poi che si sia rilevata presente anche la solfa religiosa non ha fatto altro che peggiorare la situazione. Non che io sia contraria alla religione, tutt’altro, ma è stata vista un po’ troppo in modo riduttivo.
Comunque Coleman si merita un “+”, perchè in alcuni punti ha una scrittura molto intensa che ritengo che per un altro tipo di romanzo sarebbe molto più adatta.
VOTO: 6+
-Annie

mercoledì 15 maggio 2013

Venuto al Mondo - Margaret Mazzantini

Venuto al mondo - Margaret Mazzantini
Pagine: 531
Edizione: Mondadori
Titolo originale: Venuto al mondo

"È vero sono uno stupido! I poeti sono stupidi come mosche contro un vetro! Sbattono contro l’invisibile per arraffare un po’ di cielo."
TRAMA:
Una mattina Gemma lascia a terra la sua vita ordinaria e sale su un aereo, trascinandosi dietro un figlio, Pietro, un ragazzo di sedici anni. Destinazione Sarajevo, città-confine tra Occidente e Oriente, ferita da un passato ancora vicino. Ad attenderla all'aeroporto, Gojko, poeta bosniaco, amico fratello, amore mancato, che ai tempi festosi delle Olimpiadi invernali nel 1984 traghettò Gemma verso l'amore della sua vita, Diego, il fotografo di pozzanghere. Il romanzo racconta la storia di questo amore, una storia di ragazzi farneticanti che si rincontrano oggi, giovani sprovveduti, invecchiati in un dopoguerra recente. Una storia d'amore appassionata, imperfetta come gli amori veri. Ma anche la storia di una maternità cercata, negata, risarcita. Il cammino misterioso di una nascita che fa piazza pulita della scienza, della biologia, e si addentra nella placenta preistorica di una Guerra che mentre uccide procrea.

RECENSIONE:
È il primo libro che leggo della Mazzantini, dopo averne sentito tanto parlare, e la prima parola che mi viene in mente per descriverlo è intenso. A partire dagli importanti temi che tratta: la mancata maternità e la guerra di Sarajevo.
 La prima parte del libro è incentrata sulla storia d’amore di Diego e Gemma e sulla mancata maternità di quest’ultima. Pur non avendo forse l’età giusta per comprendere la frustrazione, il dolore della protagonista, la Mazzantini è riuscita a descrivere talmente bene i sentimenti di Gemma che soffrivo con e per lei. Inoltre mi ha stupito il fatto che abbia caratterizzato i personaggi del libro in modo magistrale, tanto che alla fine mi sembrava di conoscerli veramente. I loro comportamenti sono del tutto consoni alle persone comuni e l’analisi interiore che la scrittrice fa fare alla protagonista è straordinariamente realistica.
La seconda parte, che personalmente mi è piaciuta di più, trattava il tema della guerra di Sarajevo. Questa parte è straziante, come quasi tutto il libro, ma mi ha permesso di rendermi conto di che cosa atroce sia la guerra. Mi ha fatto vedere la guerra da vicino, con gli occhi di Gemma ho visto una realtà che oggi i giovani, me compresa, sentono molto distante e incomprensibile. Di questa parte mi è rimasta impressa nella mente, come è rimasta impressa alla protagonista, l’immagine di un bambino morto che la scrittrice abilmente rinomina “il bambino blu” e che ricorre ripetutamente nei pensieri di Gemma nel corso del libro. 
“Venuto al Mondo” è un libro che ti si incastra dentro, uno di quei libri che ti coinvolgono totalmente, ti fanno sentire partecipe delle gioie ma soprattutto dei dolori della protagonista, nonché voce narrante del romanzo; a tal punto che in certi momenti mi arrabbiavo per i comportamenti che assumevano o ridevo per cose che dicevano.
Il dolore è sempre presente all’interno del libro; sia che si tratti di un dolore “comune”, un male d’amore, sia che si tratti del dolore causato dalla guerra. La scrittrice è stata capace di dare eguale importanza ad entrambi e di descriverli in modo molto realistico, infatti spesso ti porta ad immedesimarti nel dolore del personaggio.
Intensa è anche la scrittura della Mazzantini; ricca di metafore, accostamenti di termini che combaciano perfettamente l’uno con l’altro, scorrevole ma ricca di particolari, l’ho amata. Credo che sia stato grazie a questa se ho continuato a leggere imperterrita anche se in alcuni momenti i temi trattati sembravano quasi soffocarmi.

In conclusione, l’ho trovato un libro veramente bello e, soprattutto, scritto in modo meraviglioso, che mi ha emozionato tantissimo e che sicuramente non dimenticherò tanto presto. 
 

VOTO: 9.5
-Haryon

lunedì 13 maggio 2013

Monoceros - Suzette Mayr






Monoceros - Suzette Mayr
Pagine: 331
Edizione: Miraviglia Editore
Titolo originale: Monoceros
                                                                       
"L'assenza di Furey è come il dente che manca in bocca a suo nonno."

TRAMA:                                                                           
Una scuola canadese cattolica. “Qualcuno ha scribacchiato 6 1 frocio con un pennarello rosso sul suo armadietto, e la ragazza del ragazzo di cui è innamorato gli ha tirato addosso merda di cane congelata.” Così Patrick Furey, diciassette anni, si suicida, dopo essersi incontrato un ultimo glorioso martedì con Ginger nel loro posto speciale, al cimitero. Sullo sfondo la neve di Calgary e una moltitudine di ragazzi e di emozioni, perché in “Monoceros” i ragazzi possono essere crudeli e indifferenti, fragili e soli. L’autrice inchioda, le voci dei protagonisti ad una trama durissima, tirando fuori l’energia cinetica e la claustrofobia di una scuola moderna, mentre esplora l’effetto a catena che il suicidio del ragazzino ha su un gruppo eterogeneo di adolescenti. I capitoli formano un collage in rapido movimento. Nel cast figurano la crudele e spietata Petra e la sensibile Faraday, ossessionata dalla verginità e dagli unicorni che acquisterà in internet, Gretta, la madre di Patrick che cerca disperatamente di elaborare il lutto per la perdita del figlio, ma anche il preside Max e l’assistente scolastico Walter, legati da una relazione gay in forte crisi.

RECENSIONE:
E’ un lunedì, e Patrick Furey decide di suicidarsi. Perché? Perché vuole essere responsabile della propria fine. Ma questo non è un libro sul suicidio, non è un libro sull’omosessualità e sicuramente non è un libro sui drammi adolescenziali. Credo di non saperlo ancora di cosa parla, parla di tutto, di niente, della vita e della morte. Ed è proprio da una morte da cui questo romanzo parte, una morte che ha scaturito molti sentimenti: rabbia, paura, confusione, indifferenza, disperazione e incredibili sensi di colpa.
Ogni capitolo è visto dal punto di vista di un personaggio, alcuni avevano poco a che fare con il “ragazzo morto”, ma dopo questa avvenimento la vita di queste persone comincerà a cambiare, forse potevano fare di più, “forse potevo dirgli –come va?- quando mi ha passato la gomma al posto di uno scialbo grazie?”.
Leggi, ed è come se facessi una completa immersione nel libro, nel personaggio; ora tu sei Faraday, la stramba ragazzina che, per scappare dalla realtà e da una famiglia che si finge perfetta crede che un giorno il suo bel unicorno verrà a salvarla. I personaggi sono proprio ben costruiti ed essendo molti e diversi tra loro dovrebbe essere una cosa molto complessa descriverli così bene. Per questo ho amato la scrittura della Mayr, è diretta, non ha bisogno di tanti fronzoli per spiegarti i sentimenti dei personaggi, nonostante gli argomenti delicati usa una buone dose di ironia. Questo libro mi ha incatenato tra le pagine, arrivata alla fine mi ha lasciato quasi un amaro in bocca e ho pensato che in fondo è questa la vita, anche un evento che potrebbe avere pochissimo a che fare con te potrebbe sconvolgere tutti, portarti a pensare “Ma io valgo tanto quanto quello che sono diventato?”
Questo libro l’ho sentito molto vicino e credo che non me lo scorderò facilmente. Io lo consiglio vivamente, forse voi lo interpreterete in modo diverso, come è giusto che sia, ma di certo non vi lascerà indifferenti.


VOTO: 9.5


-Annie

PostScriptum: Suzette Mayr sarà presente al festival di Rimini “Mare di libri” che va dal 14 al 16 giugno. Qui la pagina di Facebook dedicata al festival.

domenica 12 maggio 2013

Bienvenue!

Da qui inizia l'avventura di Annie e Haryon, due topi di biblioteca che condivideranno la loro passione libresca con voi, se vorrete.
Speriamo che ci farete compagnia eeeeeeee...
Let's start!